Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/282


— 220 —

nostri compatrioti Cavoti, a tale che tu, prudentissimo presente loro Podestà e Rettore1, possi perfetto giudizio donare se i moderni hanno dovuto dagli antiqui loro vestigi deviare.


NARRAZIONE.


La Cava citate molto antiqua fedelissima, e novamente in parte divenuta nobile, come è già noto, fu sempre abbondantemente fornita di singulari maestri muratori e tessitori, de la cui arte ovvero maesterio loro v’era sì bene avvenuto, che in denari contanti ed altri beni mobili ed immobili erano in maniera arriccati che per tutto il nostro regno non si ragionava d’altra ricchezza che di quella dei Cavoti. Di che se li figliuoli avessero seguiti li vestigli dei padri loro, e andati dietro le orme dei loro antiqui avoli, non sarebbero ridutti in quella povertà estrema e fore di misura nella quale al presente già sono. Ma forse loro dispregiando le ricchezze acquistate in tale fatichevole mastiero, e quelle come beni de la fortuna e transitorii avendo a nulla, seguendo la virtù e nobiltà come cose incommutabili e perpetue, universalmente si sono dati a diventare novi legisti, e medici, e notari, ed altri armigeri, e quali cavalieri, per modo tale che non vi è casa niuna che dove prima altro che artigliaria2 da tessere e da murare non vi si trovava, adesso, per iscambio di quelle, staffe, speroni, e centure indorate in ogni lato vi si vedono. Il che delle due

  1. Per intendere bene questa novella bisogna sapere che Salernitani, Cavoti, Amalfitani si davano, e si danno ancora, la baia fra loro; e i Cavoti hanno le beffe maggiori.
  2. attrezzi.