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mia, non si ubbriaca, ama la moglie e ne è geloso, ama teneramente i figliuoli, ama religiosamente la mamma sua, e salta come una tigre contro chi gli bestemmia i morti, ossia contro chi lo insulta nelle care e sacre memorie della famiglia. Chi ama tanto la famiglia non può essere corrotto. E poi certe cose chi le fa non ne parla, e chi ne parla troppo non può farle. Altrove sotto parole oneste vedi disonestissimo veleno, la più stemperata lascivia, la corruzione profonda del cuore, e quel riso maligno che discioglie ogni legame di famiglia, distrugge la santità del matrimonio, disprezza come sciocchezza il pudore. Ora pigliate uno dei nostri popolani che hanno ingegno pronto e piacevole, dategli coltura gentilezza ed aria di corte, e voi avrete Masuccio che fuori è faceto, dentro è morale e religioso, e con le sue facezie ferisce coloro che guastano la religione con le brutte opere.

Prima di lui il Boccaccio e il Sacchetti, dopo di lui i novellieri del Cinquecento, anzi i novellieri di tutte le nazioni e di tutti i tempi, vanno in dipinture lascive. Oh perchè, e tutti così? La novella è ritratto della famiglia, degli uomini come sono in casa non fuori e nelle faccende pubbliche: e l’uomo, anche grande, anzi quanto più grande è, non può sfuggire alla forza degl’istinti animali, e in casa vi si abbandona. Il novelliere che osserva la famiglia e l’uomo in casa, trova sempre e dovunque il vecchio che fa qualche ragazzata, il savio qualche sciocchezza, il