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gliandosi pubblicamente dalle case dei padri le figliuole, e togliendole a mariti illustri a cui erano promesse: a questo s’aggiunse l’esempio che diede ad Alfonso suo figlio primogenito Duca di Calabria, il quale seguendo il medesimo stile, accumulò tanto odio all’odio che aveva acquistato il padre, che non solo dai sudditi del regno ma da altri potentati d’Italia fe’ desiderare la rovina sua.» I Re Aragonesi ebbero tutti un nugolo di figliuoli e di figliuole bastardi, che sposavano a figliuoli de’ Papi, di principi, e di grandi signori del regno. Ippolita fu detta donna di pudicizia inaudita1; ma usata alla lettura dei classici, e alle dissolutezze del suocero e del marito, non doveva scandalezzarsi d’un libro che era anche bello per arte. È vero che quegli uomini erano più schietti di noi, dicevano così alla buona quello che facevano, e noi abbiamo gli stessi vizi inverniciati col galateo, ma il galateo significa anche pudore. Fra i signori di quel tempo c’era corruzione ed oscenità, nel popolo c’era l’oscenità sola: e male si giudicherebbe Masuccio se si guardasse soltanto a le lascivie che egli descrive. Il popolo napoletano, come l’antico ebreo, parla osceno naturalmente; e chi volesse giudicarlo dalle parole direbbe che egli è il più corrotto popolo del mondo; eppure egli è migliore di molti altri che si vantano civili, ed è più temperante. Il nostro popolano dice parole oscene anche quando si raccomanda a Dio, ma non bestem-

  1. Vedi la dedica del Novellino che fa a Lei Francesco de Tuppo.