Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/25


xix

tadini; quanto avveniva in Napoli, in Salerno, e in altri paesi vicini, quanto si sapeva dei paesi lontani. Si vedono i luoghi della città, e le vie, e le case, e gli uomini che ci vivevano, e sono nominati quelli che operano i fatti, e nominati quelli che li avevano raccontati al novellatore. E di questa vita, che egli ritrae come in cinquanta quadri, egli sa vedere e rappresentare il contrasto, la parte comica che produce la piacevolezza ed il riso. Due cose ei dipinge con più vivi colori, i malvagi costumi dei finti religiosi, e la corruzione delle donne, perchè due cose egli pregiava sopra tutte, la religione e l’amore; però si scagliava acerbo contro coloro che guastavano queste due cose bellissime.

IV.


Qui alcuno dirà: ma che tempi e che corte era quella in cui un libro di novelle, delle quali la metà sono licenziose, è dedicato ad una principessa? E che donna era costei, a cui Masuccio indirizza la novella 44 nella quale narra un’avventura galante del Duca Alfonso, e neppure sospetta che il racconto a lei moglie debba dispiacere? — Oh, se non erano quei tempi, quella corte, quelle donne, e quei signori, non sarebbero venuti francesi e spagnuoli a lacerare il regno, non ci sarebbe stata la servitù d’Italia per oltre tre secoli. Il Costanzo su la fine delle sue Istorie dice che Ferrante «disonorò molte case principali, le quali si tacciono per non offenderle, pi-