gio che vile serva la tenea. E di tutto il cavaliere pienamente informato, per aver qualche colorata cagione per quella contrada passare, e se non la giovene almeno le mura de la casa vedere, cominciò ora di una, ora de l’altra de le sue vicine innamorato mostrarsi, di che essendo da molti non altro che per un pascivento giudicato, era la sua astuta sagacità in deriso degli sciocchi venuta. Il quale di ciò poco curandosi, seguendo il suo proposito, grandissima dimestichezza prese con el padre de la giovene che mercatante era, per cagione che assai volte e senza averne alcun bisogno de le sue mercatantie a carissimo prezzo comparava, e oltre a ciò per più adescarlo quasi ogni dì d’altri cortegiani in bottega gli conducea, facendogli de continuo di freschi danari toccare: il quale e dal cavaliere e dai suoi compagni gran profitto traendo, avea tanta amistà con lui contratta, che quasi ognuno de ciò se maravigliava. Volendo dunque il cavaliere il suo disegno all’ultimo effetto mandare, un dì rinchiusosi col mercatante dentro suo fondaco, in tal maniera a dir gli cominciò: Bisognandomi nei miei fatti consiglio ed aiuto, io non saprei omai ad altro che a voi ricorrere, il quale non altrimente che propio padre per la vostra bontà e amo e temo; e per tanto non restarò di non aprirvi ogni mio secreto. Onde sappiate che egli son già molti anni che essendomi da mio padre partito, sono stato qui e da lo amore del Re e da le condition della guerra detenuto, ed in maniera che el repatriare non m'è stato sino al presente concesso: adesso sono più dì che con molte lettere e ambasciate sono da lui sollecitato che prima che si terminano gli anni de soa vecchiezza a