sgombrata questa città, che altrimenti per rubello te farò pigliare. Il giovine vedendo il fatto in parole terminato, e aver ottimamente l'amico servito, curatosi poco del resto, ripigliata l’arme da terra, ringraziata la Corte, da loro si partì; e data una volta per tutte le piazze e Seggi de la città, con colore de querelarsi dell’esilio, in ogni lato la successa istoria ricontava non senza grandissime risa e festa degli ascoltanti. E doppo a Nola al detto signor Principe andatosene in presentia de tutti soi cortesani e d’altre genti, con l'arma in mano, del suo marchisano Stratico, e con la cagione insieme pontualmente gli raccontoe: de la quale fatta grandissima festa, per maniera piaciutagli che più e più volte volle gli fosse a pieno populo ricontata; e al giovine concessa grazia de repatriarsi, non solamente nella città se ritornò, ma col detto favore con altri suoi compagni continuamente l’arme portava, a li quali niuno degli sbirri presumea toglierle dubitando sempre del primiero inganno. Il Stratico accorgendosi esser già favola del volgo divenuto, fu non meno dell’essere condotto a Salerno pentito che di aver mogliera giovene pigliata, onde per questo, e forse per esser da soverchia gelosia stimulato, prima che l’ufficio fornisse, di permutarse a Sarno di grazia gli fu concesso; dove essendo, o per antica passione, o per nova fatica, o che pur altro il causasse, in brevi dì infirmando si mori. La moglie con poco dolore, senza figliuoli e con assai ricchezze rimasta, alla sua paterna casa tornò; e ricordandosi del longo e fervente amore del dottore e del figurato uccello il quale lui vivo in gabbia tenea, vedendosi libera e donna