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chiamata la moglie le impose che spacciatamente la camera acconciar dovesse, imperò che una contessa vidoa di giovanile etate doveva quivi in quella notte albergare. La giovene li cui pensieri da l'inganno erano molto lontani, con puro cuore rispose: Marito mio, tu sai la casa, nondimeno si farà quanto sarà possibile. In bon’ora, disse l’oste, fagli de l’acqua calda e odorifera, che talvolta ne deve avere gran bisogno, imperò che tutta sta piena di fango. Arrivata dunque fra questo tempo e con doi gentiluomini la donna, e da quelli dismontata e presa in braccio, con l’altre doe fanciulle in camera la condussero, e qui gionta, e facendo vista di dispogliarsi diede commiato a quelli che l’avevano accompagnata; per la qual cagione non parendo conveniente a l’oste di rimanervi, alla moglie rivoltosi disse: Abbi per ricomandato il servigio di questa donna, e delicatamente gli apparecchia da cena e da dormire, serràteve da dentro molto bene, e io andarò nell’albergo a servire le soe e altre brigate che me aspettano. E con tal ordine lassatele, e per più sicurtà de fora serratele, e data la chiave ad un de coloro, con essi insieme nell’osteria se ne tornò. La giovene rimasta con lo amante, e da dovero tenendo che donna fosse, volonterosa di servirla a dispogliar l’aiutoe, e mille anni parendole di vedere se bella fosse, lei medesima rimossili gli arnesi che il volto li ascondeano, e fìsso guatatola, e alquanto la immagine del suo amante rappresentatalisi, timida e vergognosa indietro tiratasi, di più accostarsegli non ardiva: il quale vedutala sopra di sé stare, dubitando de’ pericoli possibili per la imprudenza spesse volte di giovenette donne, parutoli già tempo farla