vanni d’Angiò sbarca a Mola di Gaeta accolto come Re dal Duca di Sessa. I popoli si sollevano, Napoli è piena di timori, sola la regina Isabella non si scuora e provvede alla difesa. Torna Ferrante, riceve aiuti dal Papa e dal Duca di Milano, combatte, ma è vinto a Sarno nel giugno del 1461. L’Angioino non seppe usare della vittoria, non udì il consiglio di Jacopo Piccinino, bravo capitano che conduceva seco la famosa Lucrezia d’Alagno tanto amata da re Alfonso e allora da lui, e tanto odiata da re Ferrante. Il tempo ristorò l’Aragonese, che aveva seco capitani anche bravi, Federico Montefeltro Duca di Urbino, e Matteo di Capua mandato in Abruzzo, e Roberto Sanseverino spedito in Calabria. Nell’agosto 1462 su la pianura di Troia in Puglia fu data battaglia, e l’Angioino fu vinto, e si rifuggì in Ischia. Ferrante vincitore racquista tutte le città perdute, torna in Napoli. Roberto Sanseverino ripiglia tutta la Calabria, la Basilicata, Salerno, e tutti i luoghi sino a Napoli, ed è fatto Principe di Salerno. Giovanni d’Angiò parte da Ischia per Provenza accompagnato da parecchi napolitani che lo avevano seguito, e lo amavano, e nelle guerre di Francia acquistarono fama di valorosi. Il Duca di Sessa fu fatto prigione con un figliuoletto di cinque anni, e dopo lunghi strazi fu fatto morire nelle prigioni di Castelnuovo, dalle quali Carlo VIII cavò il figliuolo diventato canuto. Il Principe di Taranto fu strangolato in Altamura da suoi familiari, che furono pre-