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mo contento, parendoli inonesto el dinegare un sì piccolo servitio, né occorrendoli colorata cagione di menarsene la moglie in compagnia, non pensando in tal caso più salutifero remedio di quello del suo compare, al quale accostatosi e pianamente il suo scolaro ricomandatogli, preso uno scutellino, volando per la salsa se invioe. Il cavaliere vedutolo partito, voltatosi al guardiano, Ohimè, disse, io ho scordato il migliore. E che vi manca? rispose. Disse il cavaliere: lo avrei voluto qualche pomo arancio, e per la rabbia mi scordò1 dirlo a Joanni. Il quale rispose con vera fede: Ancora io andarò spacciatamente a portarne, imperò che ne ho de le più belle del mondo in poteca, e pur ieri da Salerno me ne vennero. E di subito partitosi, e messer Ambrosio solo con la donna rimasto, secondo lo antiveduto suo pensiero, considerando non era tempo da perdere, presala per mano disse: E tu messere il medico, tra questo mezzo intenderai de secreto una mia passione. E in camera tiratala, accostatala al letto con quella debole contraditione che sogliono fare tutte quelle che unicamente il desiderano, con velocissime ale fe’ un avantaggiato volo; il quale a pena fornito, tornato il compare con li aranci e trovata la camera serrata, sommamente di tale atto fra sé medesimo si maravigliò; e posto l’occhio per un pertuso, e visto che il cavaliere dopo il fatto se avea la giovene in braccio recata, e a quella molti secreti e dolci basi donava, el che non poco rencresciutogli, e con isdegnoso volto indrieto tiratosi, estimando il cavaliere, dal disonesto vizio assalito, avesse il bel scolare e a lui lasciato in guardia lascivamen-

  1. invece di scordai, ma credo che Masuccio scrisse scordò.
Masuccio. 10