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questi miei amici, da li quali ho ricevuti mille onori, non ti vergogni dir che non hai niente? L’oste tutto timido mostrandosi, Non vi turbate, rispose, messere, che se qui fosse il Re in un un tratto sarete serviti. Il cavaliere voltatoglisi con furia gli disse: Or va via, bestia che tu sei, e ponerai ad arrostire de’ miglior capponi che tu hai. Così l’oste partitosi per dare a ciò subito recapito, e rimaso il cavaliere più soffiando, era da coloro a patientia confortato, attento che in ogni caso non manco istima possea far di loro che di ottimi servitori. Il cavaliere ringraziatili disse: Ei mi vien voglia, oltre lo fallir de l’oste, impiccare uno de’ miei famegli come ritornano, avendomi lassato tutto di oggi così solo come vedete. Joanni che la trama non vedea, pure per umiliarlo e mostrarsegli volenteroso a compiacerlo, disse: Volete voi nulla? che noi anche ne reputiamo esser de’ vostri famegli. Allo quale rispose: Io vi ho per fratelli; ma io vorrei un poco di salsa del sinapo, che voi la nominate mostarda, senza la quale non potrei mangiar lo rosto stamane, e un mio fameglio sa ove si vende de l’avantaggiata e bona, e credo che sia in mercato vecchio, e non avendo chi mandare per essa non posso fare che contro i miei famegli non mi adiri. Joanni che pentito era de la fatta offerta, come colui che di lassar la moglie per tanto spazio insino al cuore doluto gli avrebbe, senza altrimenti offerire, a tacere se dispose. La qual cosa cognosciuto il cavaliere verso di lui rivoltosi disse: Deh, maestro mio, non vi essendo molto grave vi prego pigliate tanto affanno di voi medesimo andare per questa salsa, che fra questo mezzo sarà in ordine il nostro desinare. Il poveretto Joanni pessi-