Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/191


— 129 —

l’animo tuo volerne? Rispose lui: Non dite cosi, che ben so io che cosa è, e che se io la potessi portare senza pericolo di mia vita certamente straricco io ne sarei; ma prima delibero buttarla qui nel sicuro, che venderla con pericolo in altre parti; e per questo soccorso de mee extreme necessità in le vostre mani mi remetto, e fate secondo che Dio e la vostra bona coscienza v’ispira, massimamente volendola per la vostra chiesia. Disse il frate: Benedetto sii, figliuolo mio; ma attento che noi poveri religiosi non avemo altre rendite di quelle limosine che son fatte da le devote persone, e tu anco sei povero, bisognerà che l’uno verso l’altro usi qualche discretione: e acciò che di me tu ne vedi l’esperientia io ti donerò per adesso ducento ducati, e quando avvenisse che di qui per alcun tempo tu recapitassi, di quella grazia che Dio fra questo mezzo ci manderà io te farò parte. Ludovico ricominciato a piangere, Ohimè, disse, Messere, e voi site omo di Dio e non vi fate coscienza nominar sì minima quantitate? non piazza a Dio che io faccia tale errore. A cui il frate disse: Non te turbare, bon omo, né lacrymare senza ragione; dimmi tu che ne vorresti. Come che ne vorrei? disse Ludovico; io crederei aver fatto maggior limosina alla vostra chiesia che coloro che la fondarono da la prima pietra, quando per mille ducati ve lo donassi. Frate Antonio, che da un canto la pessima avaritia, e da l’altro la gulosità de la ricchissima gioia lo stimolava, de l’orza a montare incominciato, e Ludovico a calare in poppa, dopo i lunghi dibatti nel mezzo del camino, cioè di cinquecento ducati si rafissero1. E insieme verso San Marco

  1. forse raffissero, da raffigersi, fermarsi.
Masuccio. 9