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un finissimo carbuncolo parea, la grandezza del quale e anco la bellezza era tanto maravigliosa, e sì bene in zendado involto e artificiosamente acconcio che altroché vero, chi lapidario non fosse stato, non l’averebbe per falso cognosciuto; e in mano recatoselo, e con l’altra covertolo, guatandosi intorno, all’ultimo al guloso e rapacissimo lupo il mostrò: il quale veduto, e restatone tutto confuso e ammirato, parendogli di maggior pregio che lui non credea, subito gli occorse dal suo castigliano amico farsene consigliare, e a Ludovico voltatosi disse: In verità la gioia mostra di essere molto bella; pure esser potria che dal tuo compagno te fosse il falso narrato: ma per uscir di dubbio, piacendoti, io la mostrarò cautamente a un maestro mio singularissimo amico, e se ella è come pare, io te donarò non solamente quello che hai dimandato, ma quanto sarà da mia facultà. A cui Lodovico disse: Questo non farete voi, imperò che potrebbe esser cagione di farme giustitiar per ladro. Rispose il frate: Veramente di ciò non dubitare, che io te prometto di non partire di questa chiesia, ma solamente andarò insino a l’uscio maggiore, dove è un castigliano grandissimo gioiellieri, persona molto da bene e mio spiritual figliolo, al quale con gran cautezza la mostrarò, e a te subito la tornarò. Ludovico replicando disse: Ohimè che io dubito non siate oggi cagione de la mia morte, e se possibil fosse diria di no, tuttavolta io vi prego e ricordo advertati molto bene come de spagnoli vi fidate, imperò che sempre furono uomini di certa fede. Disse il frate: Deh, lassane il pensiero a me, chè quando lui fosse il peggiore uomo del mondo non m’ingannarebbe, come quel che non manco che a