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trovava a tanto male, quanto lui per indubitato tenea essergli apparecchiato, rispose senza altra dimora ogni cosa ad effetto manderebbe; e subito al santo compare voltatosi, e a quello supplicato che tutto el sopradetto eseguisse, e che per ispedizione di quello il suo bel porco vendesse, si mise brievemente in camino. L’arciprete che con gli occhi aveva finto di lacrimare, e col cuore da dovero riso, pigliò incontanente il cargo di quanto dal compare gli era stato ordinato, e repigliata la possessione de la moglie e de le piccole facoltà sue, prima che il marito dal santissimo viaggio ritornasse, per fermo si può tenere che per cavare uno spirito dannato da quello afflitto corpo de la giovene, con grandissimo piacere di tutti doi asssai più d’un centinaro ve ne posero di beati. E così ad un medesimo tempo le non cominciate messe furono finite, il Veneziano tornato da li fatti peregrinaggi, e Lisetta liberata, e lo spirito purgate le pene: restò il Veneziano per causa de tanti beneficii obbligatissimo al santo compare, tal che per innanzi mai più non ebbe de la sua bella moglie gelosia. La quale nel tempo de la soa infermità tutti i segreti e di uomini e di donne che le davano noia, come gli spiriti sogliono fare, aveva rivelati, come colei che dall’arciprete gliene era fatta molta copia per averli avuti1 da coloro in confessione, secondo la reprobata usanza e dannata pratica de tal pravissima generatione.


MASUCCIO.


Piacevolissime cose sono state quelle de la rac-

  1. Intendi i segreti: averlo avuto, no, troppo vago; e in questo periodo il concetto non viene subito chiaro.