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discendendo a l’ultimo a la parlicolarità dei suoi Minoristi afferma che quelli tra i Minori li quali Osservanti vogliono esser chiamati, mancano evidentemente in le più alte ed importanti cose che per lo loro serafico Francesco fossero ordinate, e alcune inutili e superstitiose inviolatamente osservano; portano li zoccoli grossi e mal fatti, che mai san Francesco ne vide, per mostrarsi a l’ignaro volgo umili poveri e ubbidienti; vestono i mantelli di varii colori repezzati, col corame per fibia, e lo legno per bottone, e altre simili ipocrite apparenze né scritte né alla loro santissima regola pensate. Né tacerò da l’altra parte trasgredendo del necessario per l’umiltà, non solamente superbi elati e pieni di fasto diventano, ma di gloria e più d’altra gente che viva desiderosi; e per la obbedienza ogni di a li lor Prelati si rubellano, massime quelli che tornando predicatori vogliono la mula portante con li famigli a piedi, e col somaro di biade cargo, tal che più tosto erbaroli ovvero cerretani, che servi di Dio potriano esser giudicati. Ma che dirò dei confessori che a bastanza lo precetto della santa povertà osservano, e massimamente di non toccar denari che siano falsi, ma accumulare li boni; e certo pare che la loro insatiabile gulosità mai si abbia da empire. E così evidentemente deviando dai detti doi espressi precetti e solenni voti dicono che l’autorità de’ sommi Pontefici loro ha dispensato; ma al lerzo voto de la castità essi medesimi senza autorità papale ogni dì se ne dispensano. Quanto miseri coloro, che con le loro brigate conversar li permettono! Potremone dunque con le prime parole confermare, che quelli tali che nessuna superstizione d’ipocrisia non