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III.
Consideriamo ora Masuccio nella seconda metà del Quattrocento, al tempo di re Ferdinando I d’Aragona. Mentre Luigi Pulci alle cene di Lorenzo de’ Medici leggeva il suo Morgante, e Matteo Boiardo leggeva l’Innamorato alle donne ed ai cavalieri della corte di Ferrara, Masuccio Guardato leggeva il Novellino nella corte degli Aragonesi. Il Pulci conosceva il nome e il libro di Masuccio, e ne parlava: il Boiardo che fu in Napoli nel 1473 con Sigismondo d’Este, il quale venne per condurre Eleonora d’Aragona sposa a suo fratello Ercole Duca di Ferrara, dovette anche conoscere Masuccio che aveva già scritte le sue novelle e dedicatane una ad Eleonora, ed era uomo che piaceva ai dotti ed ai signori. Se ravvicinate questi tre contemporanei li troverete simiglianti tra loro, tutti e tre liberi e piacevoli scrittori, con una certa scucitura grammaticale nella espressione, con un certo modo di dire semplice, con una lingua che non è plebea nè erudita, ma veramente materna, e in ciascuno ha lo stampo del suo paese. Questi due sono grandi poeti: Masuccio è il maggior prosatore di quel tempo; e mi pare più simile al Pulci, perchè, come il Pulci, sta lontano dai latinisti, scrive in lingua popolare, è pieno di motti e d’ironia, se la piglia coi preti e coi frati, e le sue novelle come le poesie del Pulci furono messe al primo Indice.