Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/157


— 95 —

che per servigio del vostro stato mi conceda per ogni modo una chiave del luoco, e che ammonisca tutto il convento che niuno di loro debbia per alcuna via impacciarsi di cui o di giorno o di notte a parlare me venesse, e che me consegne una stanza separata da le altre, ove io possa occultamente e ad ogni ora senza loro incomodità donare udienza. La Reina che al buon frate donava indubbia e grandissima fede, cognosciuto il suo acconcio parlare e sopra vere ragioni fondato, prima renduteli infinite grazie, fatto a sé venire un suo privatissimo cortegiano, al maggiore de’ frati de continente lo invioe, che senza altra eccettione subito fosse il sopradetto volere di Fra Partenopeo a intero effetto mandato. Ove in quello istante essendo a compimento ogni cosa eseguito, avuta la chiave, e senza indugio guarnitasi una camera da signore, venuta la desiderata notte, mandò il suo fra Ungaro a condurli la Marchesa in frate amascarata; né avendo molte ore aspettato, vedendo tornare il buon cacciatore che senza cani aveva già condotta la preda, fattosi loro incontro, e ardentissimamente basciatala, presala in braccio con mille dolci parole dentro in camera la condusse; ove doppo la degna colazione, licenziato fra Ungaro, a lor piacere in sul letto montarono; e per farle toccare che ancora i frati sanno a suon di naccare far ballare altrui, come che matutino non sonasse, da nove volte in su fe’ il frate il suo ardito gallo dolcemente cantare. Il fra Ungaro che rimasto era di fuori, udendo batter fieramente la cartera, non essendo da Medusa convertito in sasso, ma come ad uomo vivo venne ancora la resurretione de la carne; e trovandosi più che mai da tal furore in-