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venturato avvenimento gli ricontoe. Alla quale il frate, Figliuola mia, disse, Colui che è unico conoscitore dei secreti mi sia testimonio con quanta amaritudine ho ascoltati i tuoi avversi casi, e quanto a me è noioso vederti in sì reo stato dimorare: e per tanto quando tu ti disponessi del tutto ritrarti ad onore di marito, io ti offerisco tutte le mie facultà, le quali non vagliono sì poco che non ti bastassero a fare stare comodissimamente bene; ed oltre a ciò da ora voglio che tu ti pigli de l’anima e del corpo mio la intera possessione, pur ch’io te veggia de la tenebrosa carcere uscitane la quale, secondo che tu medesima dici, contro tua volontà dimori; certificandoti che col tuo gratioso ed accorto viso e tue più divine che umane bellezze, mi hai in maniera preso che io sono assai più tuo che non son mio novamente divenuto, in modo che sono tutto tuo. Supplicote dunque, dolcissima vita mia, che di me e di te medesima compassione ti mova, e vogli redurti in casa di ima donna vedova nostra devota, con la quale senza alcuna infamia o scandalo ti starai, ove ti farò godere di quanto a l’anima ti diletta, finché il nostro Creatore ne manderà alcuno buono e discreto giovene davanti, a cui per moglie te doneremo, come il mio cuore unicamente desidera. La giovene la cui credenza era infino a qui stata lontanissima da quel che con tanta lascività li aveva preruto1 a scoprirli la sua passione, come prudente cognobbe esser vero quello che per addietro avea per falso giudicato, e come questa infernal coorte di pol-

  1. Dice prerutto, che non s’intende: forse Masuccio scrisse preruto, proruto, da prorere, aver prurito: e il concetto e la frase sarebbero napolitani schietti, L’ediz. dell’83 dice puito.