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le sue insino allora occultate scelleragini adoperare; e così di pastore divenuto lupo sotto mansueta rista di agnello, col collo torto, discalzo, e mal vestito, che a cui cognosciuto non l'avesse un altro santo Ilarione li saria sembiato, si aveva con tale apparenza vendicata una fama e divotione maravigliosa, e non solo tra privata gente, ma avea per tal modo abbagliata la signora Regina1, or col fingersi sfrenato aragonese or con assai altri simulati inganni, che da niuno secreto consiglio era privato. E in sì malvagio stato continuando, come amico di sé medesimo, si aveva paricchi centinara di fiorini accomodati; e accompagnatosi con un altro frate Ungaro, non meno di lui scellerato ribaldo, passati un giorno per lo Pendino de’ Scigliati2, e veduta quivi abitare e centra voglia stare al pubblico guadagno una giovenetta siciliana di bellezza assai meravigliosa, il venerabil patre, ancora che di corseggiare venesse e non senza guadagno, e col compagno amichevolmente divisa la preda, viste e considerate tante bellezze vendersi a si vile e menomo prezzo, oltre che fieramente di lei s'accendesse, gli occorse di lui voler tutto ad un tratto tale mercatanzia comparare; e a lei accostatosi con divoto modo in tal forma li disse: Figliuola mia, forzaraite domani venire sino alla nostra chiesa per salute de l’ani-

  1. Isabella di Chiaromonte, figliuola del vecchio Principe di Taranto, moglie di Re Ferdinando I.
  2. Pendino si chiama anche oggi quella parte dell’antica città posta sul pendio. Pendino de’ Scigliati o Scillati e dei Mocci era quella contrada dove stavano le case degli Scillati, nobili salernitani, e dei Mocci napoletani, presso il Rione della Spezieria vecchia nel quartiere di Portauova. V. Pietri, Istoria nnpoletana, ed il Celano. g, IV. pag. 139. ediz. del 1859.