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more che io ti porto non abbia in me il suo luogo ritrovato, e mossa l’angosciosa mente e relassata mano a scriverti la presente, e di un nuovo travenuto caso donarti sufficiente avviso, non solamente per satisfare in parte al tuo onesto desiderio, ma per tua eterna cautela e di qualunque nel futuro la leggesse, come in qual maniera da gli agguati dei malvagi ipocriti e finti religiosi ne dovemo continuamente guardare; imperocché sotto ingannevole apparenza di lor vestimenti, non come fere selvagge e rapaci, le quai per lo abbaiamento di cani e rumor di cacciatori a li lor soliti boschi si rifuggono, ma come domestici lupi e di noi divenuti famigliari, sgridati si ricoverano nel secreto di nostre proprie camere, coverti di scudo di loro innata e temeraria prosuntione, usurpandone lo onore, polpe, ed ossa, con ogni nostra facoltà insieme, siccome oltre le altre esperientie, ancor questa di rendertene certissimo ti sarà cagione. Vale.
NARRAZIONE.
La chiara fama che per l’universo è già sparsa può dare ai posteri vera notizia come dopo la morte de l'excelso e glorioso principe Re Don Alfonso d’Aragona, restò pacifico re e signore di questo nostro siculo Regno il vittorioso Re Don Ferrando come suo erede e unigenito e molto amato figliuolo: del quale fra brevissimo tempo dal santissimo Papa poi fu investito, e come dignissimo Re unto e coronato. Ripigliato adunque da tutti i baroni e popoli il debito omaggio, e del regno integra e pacifica possessione,