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scovo la lor dovuta decima parte, a tal che Iddio di bene in meglio i lor guadagni moltiplicasse. Ecco adunque, gloriosissimo Signor mio, come la sagace Chiara col suo subito riparo da li lacci di Messere il Vescovo se liberoe, e incolpando altrui che del foco la minacciava, netta del periglioso luogo uscio.


MASUCCIO.


Per non volere novellando di una in altra materia trascorrendo trapassare, ho lasciato e di lasciare intendo certi utili e necessari secreti da sapere di alcune donne monache, e tra le altre di quelle che a frati son sottoposte. Taccio dunque de le sette e mortali nimistà che fratiere e secolari hanno tra loro; e come quelle che s'impacciano con laici son peggio che giudee tenute e reputate, e come eretiche sono incarcerate, discacciate, perseguitate ognora; e le altre favorite e onorate hanno ufficii, hanno licenze, hanno a l'ultimo prerogative grandissime. Taccio anco quanto dir si potrebbe circa lo sposarse con li frati, dove io medesimo non una ma più volte sono intervenuto e visto e toccato con mani1: fanno le nozze grandi, da l'una a l’altra custodia li amici convitano, con le salmerie carche d’ogni bene si presentano, la messa vi cantano, festeggiare e motteggiare non lasciano, con secreti strumenti vi ballano, con lo assenso de la badessa e del loro prelato capitoli scritti e sigillati fanno, e sontuosa-

  1. Questa è testimonianza gravissima. Diranno, calunnia, bugie; e Masuccio risponde, ho visto e toccato con mano. E poi nel primo Indice stampato nel 1564 c'è un libro che ha questo titolo: Matrimonio delli preti e delle monache.