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grazia li chiesi che insino a vespero me ne lasciasse, e dopo lui medesimo o altri avesse per quelle mandato. Il marito udita la subita risposta e sì bene ordinata, o il credette, o di credere mostrava; ma essendo natura de gelosi, era come da dui contrari venti da tale accidente il suo cervello continuo combattuto, e senza altramente replicarle alla già fatta risposta se quitòe1. La donna che sagacissima era, cognoscendolo alquanto sopra di sé stare, con nova arte pensò toglierli totalmente dal petto ogni presa sospezione, e rivolta a la fante li disse: Va via in convento, e trovato il predicatore li dirai che mandi per la reliquia mi lascioe, che la Dio mercè insino a qui non ne ho più di bisogno. La discreta fante, inteso a pieno quanto la donna in effetto desiderava, ratta al convento condottasi fece subito chiamare il predicatore: il quale venuto all’uscio, credendosi forse li portasse la ricordanza da lui già lasciata, con allegro viso li disse: che novelle? La fante mal contenta rispose: Non bone, mercè della vostra trascuragine; e sarebbeno state peggio, se non per la prudenza della mia madonna. Che c’è? disse il frate. E la fante pontualmente il fatto raccontògli, e soggiunse che le pareva senza più indugiare che con qualche cerimonia a pigliare la detta reliquia mandar si dovesse. E risposto il frate, Sia in buon’ora, e a quella donato licenza e speranza di ogni cosa male fatta racconciare, andatosene di botto al guardiano, in tal forma gli disse: Padre mio, io ho fatto de presente un grandissimo errore, il quale possendosi col tempo punire, vi supplico non

  1. se quitoe — si quietò, si acchetò.