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na tornata in casa alla sua fante fe’ palese l’ordine preso col frate per la comune loro satisfatione e piacere. La fante, che molto lieta fu de tale novella, rispose ad ogni suo comandamento essere de continuo apparecchiata. E come la loro benigna fortuna permise, il maestro Rogero andò in pratica, secondo lo antiveduto pensiero della moglie, la seguente matìna fora de la città: e per non dare all’opera alcuno indugio, fingendose subito essere da la solita passione assalita, cominciò ad invocare San Griffone in suo soccorso. Al che la fante consigliando disse: E perchè non mandate voi per le sue sante reliquie che da ogni uomo sono sì miracolose riputate? La donna, comò già tra loro preposto avevano, facendo vista di con fatica poter parlare, alla fante voltasi disse: Anzi io te prego che vi mandi. A cui pietosa mostrandose disse: Io medesima andarò per essa. E rattissima de quinci partitasi, trovato il frate, e a lui fatta la ordinata commissione, con un suo compagno, secondo aveva promesso, giovane molto e al mestiero attissimo, subito se mise in camino. E giunti in camera, accostatosi divotamente fra Nicolò al letto ove la donna sola giaceva, e da lei che caramente l’aspettava altresì con umiltà grandissima ricevuto disse: Padre mio, pregate Dio e il glorioso San Griffone per me. Al che il frate rispose: Esso Creatore te ne faccia degno; ma a voi bisogna avere buona divotione dal canto vostro: che se la gratia sua volete ricevere mediante la virtù delle reliquie che ho meco portate, conviene che prima contritamente ricorriamo alla santa confessione, acciò che sanata l’anima, facilmente il corpo si possa guarire. La donna rispondendo, disse: Io non pensava