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92 il mistero del poeta

e guardando le nuvole. Non pranzai a table d’hôte, perchè, malgrado me stesso, gli occhi mi si empivano di lagrime ogni momento. Risolsi di procacciarmi nell’albergo ogni notizia possibile di miss Yves e poi di partire. Non per seguirla! Sentivo che non lo potevo, che non lo dovevo.

Alla sera, affacciandomi alla porta dove avevo udita la prima volta la sua voce, sentii il noto profumo di rose. Dovetti ritrarmi, con tanto impeto venivano i ricordi di quel momento felice e dell’ultima passeggiata. Mrs. B. s’avvide di me e mi domandò colla sua vocina petulante perchè fuggissi.

Mi parlò di Violet. Lì faceva scuro, per fortuna; ella non poteva vedermi in viso. Mi fece grandi elogi di miss Yves che chiamava sua amica, e si burlò di me, che l’avevo creduta maritata. L’anello pareva nuziale, ma non era del tutto liscio. Ella era solamente fidanzata e non pareva affatto innamorata del suo fidanzato; suo padre era inglese, sua madre italiana; ella stessa era nata in Italia. Aveva perduti i genitori nell’infanzia e ora viveva con tre zii paterni, stabiliti in Baviera, a Norimberga, per ragioni di commercio.