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62 | il mistero del poeta |
essere sicura che Lei ci crede. E vorrei anche persuadermi che gli uomini non sono tanto piccini, miseri come mi paiono, e che questa vita vale qualche cosa, vale la pena di essere continuata, in questo o in un altro mondo.
Io pendevo dalle sue labbra, avido di penetrare il segreto del suo cuore. Credetti d’intravvedere un passato d’impetuoso amore e di dolor mortale, un presente di ghiaccio e di silenzio, ma con i primi manifesti segni della seconda vita. Quand’ebbe finito di parlare la guardai muto, non come un amante, bensì come un medico indagatore e dubbioso. Arrossì lievemente e mi disse:
— Cosa pensa di me?
— Ch’è ammalata e che non deve leggere Leopardi.
Sorrise e rispose:
— Lei sarebbe un medico severo. Vede che non leggo mica solamente Leopardi; leggo anche libri di buona fama e timorati come i Suoi.
Replicai che importava poco pigliasse il veleno col vino o col brodo o col caffè. Le parlai quindi del mio culto appassionato d’una volta per Leopardi, delle mie malinconie morbose d’al-