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IV.


Quella notte non dormii affatto e la mattina seguente fui il primo a entrar nel salottino attiguo alla sala da pranzo dove gli inglesi scendevano fra le sette e le nove a prendere il thè. Mi era venuto nella notte il dubbio che la dolce voce appartenesse ad una signora che avevo veduto per la prima volta il giorno innanzi, e che era discesa a pranzo con l’altra dal profumo di rose. Quest’ultima venne a prendere il thè, sola, alle otto e mezzo. Subito dopo qualcuno entrò dall’uscio, cui volgevo le spalle, e salutò. Era la voce di lei.

Sino a quel momento ero stato agitatissimo, ogni passo mi aveva fatto palpitare. La voce sua mi chetò sull’atto come un ghiaccio che colga