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402 | il mistero del poeta |
ma con un vero e proprio senso altresì, benchè intermittente; con un senso che non ha nome ancora, ma ch’è, direi la sostanza, il principio degli imperfetti sensi corporei e che mi dà lampi di certezza. Sento Violet, di tratto in tratto, in quella parte dell’anima dove nascono i pensieri senza la nostra volontà, dove sorgon gl’impulsi al bene ed al male, al tedio e al fervore, alla ilarità ed alla tristezza. La sento sempre nei movimenti buoni e anche talora in alcuni pensieri singolari che mi vengono, benchè non comprenda come li operi in me. Ella vive poi nella mia coscienza come quando scrissi il sonetto:
Nel mio mortal tu vivi, imago eterna. |
A lei sottopongo ancora ogni parola, ogni pensiero, ogni azione della mia vita, e non è possibile ch’io resti mai più in un dubbio grave circa i miei doveri verso Dio e verso gli uomini, tanto è pronto e netto il mio consiglio, il quale ha tuttavia un’impronta personale benchè alquanto mutata; ha, voglio dire, l’impronta delle sue idee, della sua rettitudine, del suo sdegno