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XLVII.


Diletta mia, Violet, compagna eterna, hai ragione di guardarmi così, di guardarmi fiso accarezzandomi con la diafana mano i capelli e sorridendo; non è finito, non ho detto tutto. Debbo pur dire, o infinitamente cara, quanta parte di te Iddio mi concede ancora dopo dieci anni, quanto sei viva per me e qual è il frutto della nostra unione da che sei fatta invisibile.

L’ottobre cade e io scrivo quest’ultima pagina nel paesello perduto fra le montagne, dove la mia famiglia ebbe il suo umile principio, dove uso condurre ogni anno, in perfetta solitudine, un mese di vita più semplice e contemplativa che gli amici miei non comporterebbero. Il mite