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398 | il mistero del poeta |
respiro. Alzò le sopracciglia senza dir parola; quindi si provò di separar le mani tuttavia congiunte, ma lo supplicai, più con gli occhi che con la voce, di smettere. Tastò i polsi, ascoltò il cuore senza dare alcun segno del suo giudizio; finalmente domandò un cerino che non si trovava mai. Quando lo accostò alle labbra di Violet non osai guardare, mi copersi il viso. Allora udii che tutti si avvicinavano in punta di piedi; poi un silenzio profondo, lungo; poi un soffio, un rumore lieve di molti passi che si allontanavano; poi silenzio ancora.
Una mano mi toccò; apersi gli occhi, ma non vedevo nulla. Il medico mi chiese se la signora fosse mia moglie; udito che sì, disse solamente:
— Povero signore.
M’inginocchiai presso al canapè, alzai piano le care mani, vi passai sotto il capo, me le posai sul collo, e non mi mossi più.
È finito, ho detto tutto.