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il mistero del poeta 395


Lo trovai nella carrozza vicina, ch’era piena di gente. Io non lo avrei forse riconosciuto, ma egli riconobbe me e saltò a terra. Ci domandammo ad un punto, io con voce sommessa ma risolata che mai volesse da mia moglie e da me, lui in tono di sfida e con faccia stravolta da maniaco perchè non gli avessi fatto l’onore di rispondere alla sua lettera. Gli dissi che lo avevo creduto inutile e lo richiesi di non molestarci mai più. Egli uscì allora in parole di collera e di minaccia, protestando di non voler subire intimazioni, io mantenni il mio diritto di fargliele, mentre egli vociferava che non aveva l’abitudine di molestare le signore, ma che voleva soddisfazione da me; risposi che non lo temevo.

I conduttori invitavano la gente a salire.

— Vada! — disse forte colui. — Ella mi vedrà presto ancora. Ciò che Le volevo dire in segreto glielo dirò in pubblico, davanti alla signora, nel giorno e nel momento che sceglierò.

Gli voltai le spalle e saltai nel coupè. I due viaggiatori erano discesi, trovai Violet sola e compresi tosto che aveva udito. Mi guardò, ansando in silenzio, con un viso sfigurato che mi