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il mistero del poeta | 383 |
mi seguisse o mi precedesse. Di tratto in tratto mi fermavo istintivamente, stavo in ascolto. Non una voce, non un passo; udii solo il fragore d’un treno della riva sinistra e pensai al treno che aveva portato Violet, quando io stavo alla finestra col lume, palpitando.
— Voi siete un vero poeta — mi disse la signora Emma quando entrai. — Non avete pensato al Vostro testimonio.
Mi battei la fronte, era vero! Per meglio dire, ci avevo pensato e avevo scelto il cavalleresco signor Andrea Grossmann di Wiesbaden, antico mio professore in Italia e reduce in patria dopo il 1866, ma in questo precipizio di cose m’ero affatto dimenticato di lui. Presi certo un’aria molto desolata perchè la signora si affrettò ridendo a dirmi che ci aveva pensato suo marito, il testimonio di Violet. Egli era uscito da mezz’ora per andar a svegliare un amico e imporgli questa parte. Mentre discorrevamo un uscio si aperse piano piano e comparve Violet nell’abito bianco da sposa che avevo veduto prima. Feci un’esclamazione di sorpresa. — Almeno vederla! — disse la signora Emma. — Adesso