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34 | il mistero del poeta |
signora, e tutti i pensieri della mia adolescenza, mezzi falchi e mezzi passerotti, vi avevano ancora il nido. V’erano ancora le mie malinconie calde, l’orgoglioso sdegno di ciò che udivo da’ miei compagni chiamar l’amore, i fantasmi femminili che soli mi parean degni di me. Se allora mi avessero detto: t’invischierai senz’amore, per debolezza, a una donna che ti avrà cercato senz’amore, per vanità, avrei risposto: no, mai! E invece non avrei davvero meritato di giacer solo, da poeta delle montagne, in quel sublime sepolcro.
Mi diedero una camera con due finestre al Nord. Anche alla sera vidi lo scoglio nero coronato di stelle, che mi gittava in faccia i ricordi della mia adolescenza pura e superba. Tentai lavorare; dalle mie prostrazioni di spirito basta qualche volta a rialzarmi l’ala d’un verso felice. Mi provai a disegnare una tela d’idillio, pensai alla bella giovinetta dalle braccia di latte, alla sua fontana sul crocicchio, alle finestre fiorite di garofani; pensai anche a Lei, mi perdoni, amica mia. Ella sa il mio metodo di lavorare; piglio una figura vera e ci filo attorno poesia, seguen-