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370 | il mistero del poeta |
Credetti per un momento che l’uomo volesse rispondere qualche cosa d’acerbo, mi tenni pronto. Invece si frenò, fece in silenzio un inchino esagerato, pieno d’ironia, e partì a gran passi agitando il cappello che teneva in mano.
Violet mi trasse dalla parte opposta stringendomi il braccio forte forte. Gli Steele, imbarazzati, si fecero in disparte, ci lasciarono soli. Io mi sentivo soffocare dall’emozione, non potevo proferir parola, non potevo che rispondere col mio braccio alla sua stretta. — Caro, caro — mi diss’ella teneramente, sottovoce, tenendo gli occhi ansiosi nei miei — come ti amo, come ti amo! Lo sai che sei tutto per me? Non potrei più rinunciare a te, non so come ho potuto resistere tanto tempo. Hai sofferto, caro? Soffri ancora? Non voglio che tu soffra. Io sono tu.
Le risposi ch’ero commosso; come non lo sarei stato? Ma che non soffrivo perchè sapevo bene quanto ero amato. Sentivo che la mia voce era alterata, mi forzavo a renderla naturale, non vi riuscivo. Soggiunsi che temevo per lei, temevo che soffrisse lei di questa scossa, proprio materialmente, nella salute.