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il mistero del poeta 367


Le accennai di no, senza parlare; odiavo la gelida parola amico! Ella m’intese, non sorrise più, accettò il mio rifiuto porgendomi anche l’altra mano. Tenni la sue mani un momento. Quando le lasciai mi disse sottovoce:

— Ho dei cattivi presentimenti. — Trasalii; anch’io ne avevo spesso dopo Assmannshausen, ma li cacciavo come pensieri maligni. Se Violet mi pareva pallida e dimagrita, cercavo persuadermi che fosse per effetto di tante agitazioni passate, non volevo confessare a me stesso che ogni mattina, recandomi da lei, tremavo di trovarla malata. Ora le chiesi se si sentisse male, protestai di non voler salire al Drachenfels. Ella mi rispose che stava bene e che dovevo andare subito subito; le sarebbe stato troppo dispiacere che, per causa sua, non lo vedessi.

Non mi pare aver impiegato più di quindici o venti minuti dalla Drachenburg alla cima. Non so che convegno vi fosse, quel giorno, sul Drachenfels; vidi scendere e salire molta gente, a piedi e a cavallo, signore, soldati, studenti di Bonn dai berretti d’ogni colore. Oltrepassai l’osteria della Terrasse, piena di bevitori e di bac-