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il mistero del poeta 349

come ci trovassimo lì. Io non gli avrei chiesto del professore; fu lui che mi disse d’essere abbastanza contento, senza spiegarsi di più.

Intanto il cielo s’era venuto oscurando e un improvviso rovescio di pioggia mise lo scompiglio sul battello. Corsi da Violet, ma ella era già discesa sotto coperta, e trovai una tal ressa di gente sulla scala che dovetti rinunciare a scendere io pure e mi rifugiai sotto l’immenso ombrello verde di Topler. Egli sapeva il Reno a memoria, ma n’era entusiasta come un giovane che lo vede per la prima volta, si affacciava ai parapetti del vapore col lungo naso al vento, tutto ridente di ammirazione, noncurante della pioggia; mi domandava se fossi stato qua, se fossi stato là, mi suggeriva gite opportune anche per Violet, mi fece promettere di visitar con lei il Drachenfels nel Siebengebirg. Gli dissi che avevo il progetto di andare a Wetzlar per le memorie di Goethe e lo vidi rannuvolarsi tutto.

— No, no — diss’egli bruscamente — non andate a Wetzlar.

— Perchè? — esclamai sorpreso — Che male ci sarebbe?