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il mistero del poeta | 331 |
E trasse a sè l’albo dei visitatori di Molkencur che ci avevano portato poco prima. C’era una colonna per il nome, un’altra per la patria; Violet vi scrisse invece del proprio il nome fantastico di una donna immaginata da me e vi pose accanto l’altro dolcissimo nome: Italia. Gli Steele avevano già scritto nell’albo al mattino ed io solo vidi l’amoroso pensiero di Violet. Non ne parlai, non ne avrei parlato a ogni modo quand’anche Violet non mi avesse fatto cenno di tacere; sentivo bene che questo doveva restare tra lei e me, ch’erano solo due parole d’amore, forse fra le più tenere possibili e pie. Io fui tanto felice che lasciai la signora Emma interamente padrona del campo.
Quando scendemmo la luna sorgeva sulle alture boscose del Königstuhl. Violet volle far la discesa a piedi, appoggiata al mio braccio. Un suono lontano di campane dalla città andava e veniva col vento, il cuculo cantava nei boschi cui la luna radeva le vette agitate. Gli Steele ci precedevano ridendo tra loro e io dicevo a Violet la commozione provata nel leggere il suo nuovo nome, la sua nuova patria. Ella mi strinse forte