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316 | il mistero del poeta |
intere ne’ suoi libri le persone che ha conosciute nel mondo, rappresentandole secondo verità e giustizia, in modo che possa servire di premio o di pena. Io so che non dobbiamo giudicare i nostri fratelli e che nè la perfetta scienza, nè i definitivi premi e le pene del cuore umano sono in nostro potere; ma sento con tutta l’anima che il poeta è chiamato a prendere sulla terra, per ombra e figura, questa parte divina, a esercitarla, non per uno sfogo di passione come avrei fatto io qualche volta, ma col solo intendimento del bene, per correzione ed esempio, e con le prudenti cautele che ha o dovrebbe avere chi pronuncia in chiesa la parola di Dio, quando apre le anime e vi mostra il peccato.
«Caro, ti faccio io sorridere? Credo veramente che sorridi, mi accarezzi e mi baci, molto come il tuo amore che sono e un poco pure come una bambina che ti sembro in questo momento. Perchè io La credo capace, sarcastico signore, di questa cosa mostruosa: ridersi di me. Ciò ch’ella del resto non potrà, un giorno, fare impunemente, perchè se io Le ho già morso un dito, piano piano, per amore, saprò mordere