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292 | il mistero del poeta |
e la sua fisionomia irrigidita mutò improvvisamente, si ricompose in un sorriso dolcissimo.
— Ho paura di perderti — mormorò, e mi strinse la mano con un vigore di cui non l’avrei creduta capace; l’espressione cupa di prima le ricomparve in viso per un istante.
— Violet — susurrai. — Sposa mia.
I suoi occhi si velarono, la sua dolce voce mi disse con timida passione:
— Per sempre?
— Per sempre, per sempre. — Il mio cuore, mentre scrivo, risponde ancora così.
Non parlammo più. L’odor fresco del verde, il brillar del puro sereno, la nostra felicità, eran così dolci a godere in silenzio! Solo quando vide ritornare gli Steele, Violet mi disse:
— Domattina venga alle undici; mi troverà qui.
— Venga? — diss’io — mi troverà?
— Vieni — rispose Violet sorridendo — mi troverai. Ma per noi soli, finora; quando ci saranno altri, dirò ancora Lei. Domani — soggiunse piano e timidamente — spero avere da te...
Non osò compiere la frase e intanto soprag-