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274 il mistero del poeta

oltre a quello dei Nibelunghi; il suo nome solo m’inebbriava ed era stato il mio sogno di vederlo nel tratto più glorioso, fra Worms e Colonia. Non so cosa festeggiassero, quella sera, a Magonza. Il famoso fiume era zeppo di barche, sparso di lumi erranti; vapori andavano, vapori venivano, lentamente, con musiche o fuochi artificiali a bordo; la luce argentea di un faro elettrico batteva da lontano e oscillava sulle case della città, sulle rive gremite di popolo. Non credevo che il Reno fosse già così ampio a Magonza, e la mia prima impressione fu di stupore; ma poi dimenticai subito lo spettacolo, pensai solo che quella gran corrente mi avrebbe portato laggiù, oltre i lumi e le barche, al mistero delle ombre lontane, a questo ignoto Rüdesheim, a lei.

La sera stessa passeggiai lungo il Reno. Il nero spaventoso del cielo, i lumi del fiume, la folla silenziosa e ferma sulle rive, le musiche trionfali cui si mescevano di quando in quando da un vicino serraglio ruggiti di belve irritate, facevano uno spettacolo festoso e lugubre a un tempo che mi metteva sinistri pensieri. Me ne