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270 | il mistero del poeta |
di lui. Era un uomo retto, un uomo di cuore, e fu sempre affettuoso per me che ora ne tengo come posso il posto presso i figli, orbati in sedici mesi di ambedue i genitori. Ma forse allora non ponderò abbastanza l’obbligo morale che già mi legava a miss Yves e cercò rimovermi dal mio proposito con troppo calore. Me ne sdegnai forte ed ebbi il torto di lasciarmi sfuggire, nella collera, alcune parole circa il fine della sua opposizione che giustamente l’offesero. Gliene chiesi scusa sull’atto, ma la impressione non ne fu tolta. Egli si chiuse in un freddo riserbo e io posi fine al colloquio pregando di non manifestar la cosa ad alcuno. Certe domande di mia cognata sui protestanti di Germania e d’Inghilterra, e il viso lugubre con cui le faceva, mi diedero poi a sospettare ch’egli avesse parlato; perchè non gli avevo detto che Violet era cattolica. Ciò m’indispose ancor più.
Un altro discorso di mia cognata mi ferì. Io occupavo, in casa, quattro camere, e la casa è grandissima, non serviva, per un buon terzo, a nessuno; due famiglie vi potrebbero alloggiare comodamente. Ella mi domandò una delle mie