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262 il mistero del poeta


— Lei già — disse Luise — non si lascerà più vedere ad Eichstätt.

— Difficile — risposi. — Però in Germania ci ritorno di certo e presto.

— Bravo — diss’ella, quasi sottovoce. Fu l’unica parola significativa ch’ebbi da lei. Poi soggiunse malgrado il silenzio accigliato di suo padre e di sua sorella: — Si ricordi un poco anche di noi.

Non ho più riveduta Luise, che lasciò Eichstätt da un pezzo; non so che sia di lei presentemente e non spero rivederla mai più se non là dov’è Violet. Non la ho dimenticata nè la dimenticherò un momento, la cara biondina. Non ho detto che, richiesta da me, mi diede manoscritte, in cambio del mio brindisi, le strofette popolari, cantate da lei nel Bahnhofswald. Le conservo presso alle mie memorie più care, insieme alle foglie di Waldmeister; e quante volte non le riprendo ancora, non le rileggo con tenerezza!

Du, mei flachshaarets Deandl
I hab di so gern
Und i kunnt weg’n dein Flachs
Glei a Spinnradl wer’n.

Mai non scorderò la graziosa cantatrice del bosco; molto meno scorderò i fiori colti in riva