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il mistero del poeta 255

di un dolore profondo, che avrebbe reso grottesca la sua figura agli occhi del mondo, la rendeva invece rispettabile e toccante agli occhi miei; sentivo che un solo movimento di riso interno mi avrebbe fatto disprezzare da me stesso.

— Hai bisogno di parlargli, non è vero? — disse Topler seniore, affettuosamente. Il professore assentì col capo. Allora l’altro si volse a me e ripetè:

— Ha bisogno di parlarle.

In pari tempo si alzò e andò a chiudere una finestra da cui poteva venir dell’aria a suo fratello.

— Va bene? — diss’egli.

Seguì un lungo silenzio.

— Dunque, fratello mio? — fece il vecchio.

L’altro tacque ancora un poco e finalmente rispose:

— Potreste parlar voi, intanto.

Topler seniore sbuffò e brontolò:

— Non eravamo intesi?... Allora parlerò io — diss’egli poi, sospirando — e tu mi correggerai se sbaglio.

Quindi continuò volgendosi a me.