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il mistero del poeta | 253 |
il suo tono di voce era molto amichevole, ma molto serio. Non soggiunse altro. Ci stringemmo la mano e ci separammo.
Venne all’Aquila nera dopo le nove. Appena entrato mi prese a braccetto e mi disse risolutamente:
— Venga con me.
Gli chiesi dove volesse condurmi ed egli rifiutò di dirmelo. Ripeteva — venga con me, venga con me — Pensai che i von Dobra fossero ritornati e ch’egli sapesse di un messaggio per me.
Ma non andavamo verso casa von Dobra, andavamo verso casa Topler.
Possibile? Quando non ne potei dubitare mi fermai con un — ma?... interrogativo.
— È necessario — rispose Topler vivacemente, afferrandomi per un braccio — è necessario.
— Ma non è possibile! — esclamai.
Non credo che nessuno si sia trovato in un imbarazzo simile. A fronte del professor Topler, in quello stato di cose, mi poteva condurre un insulto, una sfida, e non altro, viva Dio. Ora suo fratello non cercava questo, sicuro. Cosa cercava, dunque? Topler insistette: