d’abbaini, posava sull’alta statua di Maria, sulle vette degl’ippocastani fioriti di rosso che il vento agitava. Pensai ad un lontano avvenire quando avrei ricordato questa notte di passione in Eichstätt, la luna, le fontane e le piante mormoranti, l’aspetto delle case straniere. Entrando nel Rossmarkt udii suonare e cantare. Le finestre di casa Treuberg erano aperte ed i suoni uscivano proprio di là; passai con un gran battito di cuore sotto il fanale vicino e andai ad addossarmi al canto oscuro d'un'altra casa. Tre o quattro persone si erano fermate in mezzo alla via ad ascoltare; in quel momento la musica cessò e i tre o quattro curiosi se n'andarono. La notte era così chiara e placida; speravo che Violet si affacciasse alla finestra. Non vidi mai nessuno. Invece un baritono cantò detestabilmente qualche cosa di wagneriano e poi una fresca voce di giovinetta cantò con grazia Haidenröslein di Schubert, che avevo già udita cantarellare in un mite pomeriggio di novembre, fra le ultime rose della mia collina italiana. Allora la semplice poesia di Gœthe, la semplice musica di Schubert con quella loro spensiera-