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196 | il mistero del poeta |
bile orrore; mi domandai se il suo amore, veramente alto e nobile, non potesse accontentarsi di una convivenza fraterna e del nome di sposo, se non gli potrei proporre una tale unione. Così feci, e la mia offerta fu accettata con gioia. Rimasi mortificata di pensare che forse quest’uomo semplice era più nobile di me, malgrado i miei raffinamenti di sentimento e d’intelletto. Questo fu per me il principio d’un nuovo scetticismo, il più amaro; divenni scettica verso me stessa. Una persona pia mi disse che ciò era buono per il mio orgoglio, che mi avvicinavo a Dio; non lo so.
«Veda se posso mancare alla mia promessa! Pur troppo temo avervi già in parte mancato, pur troppo fui già debole o forse malaccorta verso di Lei. Sento che non avevo neanche più intero il diritto di confidarmi a Lei. Fu la sua minaccia di parlare a T., che mi spinse.
«Ignoro se Le sarà di conforto il sapere che qui in terra una cosa amara mi dovrebbe in ogni caso dividere da Lei per sempre, che dovrei essere per lei soltanto un’amica fedele.
«Le ho detto cosa pensassi, fino ai diciannove