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il mistero del poeta 195

ricorderebbe queste parole e il mio accento commosso, intenderebbe quanto mi fosse stato a cuore di non essere nè parer disleale. Il mattino seguente ricevetti questa lettera di miss Yves:

«Mi credo in dovere, benchè spossata a morte, di soggiungere qualche cosa circa il mio matrimonio, avendone parlato non bene nella commozione di poco fa.

«Ho dato liberamente una parola non inconsiderata. Conosco da un pezzo il prof. Topler, l’ho sempre stimato profondamente onesto e buono. Non potendo ricambiare il suo sentimento, lo pregai che si allontanasse da me. Egli obbedì, umile; continuò ad amarmi o ad aspettare nell’ombra. I miei parenti mi disapprovarono e me lo dissero. Dopo qualche tempo T. mi fece chiedere il permesso di vedermi ancora. Esitai lungamente, considerai la mia situazione di fronte a’ miei parenti per la cui pietà vivo, considerai che la mia salute mi toglie di provvedere da me alla mia esistenza. Malgrado la mia grande stima e la mia gratitudine per T., l’idea del matrimonio m’ispirava un invinci-