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che Lei ama molto la musica e voglio farle sentire della musica italiana.

Non potrò mai dimenticare la figura del vecchietto curvo che portava il suo lungo naso a destra e a sinistra sopra la tastiera, dietro al moto composto e agile delle mani. Quelle dita scarne, aggrappate come uncini ai tasti, si discorrevan sotto, non parendo quasi muoversi, una musica quieta, legatissima, serena con qualche punta di affetto e di scherzo.

Ogni tanto esclamavo: — Bello! — ed egli rideva muto, suonando; poi diceva suonando sempre: — Sa di chi è? Sa di chi è? — Gli nominavo qualche nostro maestro antico. Rideva, suonava e non rispondeva.

Toplerus — mi disse quando ebbe finito il pezzo. — Toplerus senior, organista di villaggio.

Credo di aver interamente conquistato il suo cuore quella sera. La sua musica, così bella, non era originale; non riesce difficile a un compositore d’ingegno che abbia dimestichezza con le opere dei nostri primi classici scrivere in quello stile per modo da ingannar un dilettante;