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172 il mistero del poeta

stima, s’intende; non vi sono in tutta la Baviera due caratteri d’oro come mio fratello; ma per me ha simpatia.

Non mi piaceva entrare in questo argomento. Ero fermo nel proposito, espresso a Violet, di manifestarle le mie intenzioni, ma non era giunto il tempo: e intanto non stimavo leale giovarmi dell’ignoranza di Topler per ottenere da lui informazioni di carattere intimo. Lasciai quindi cadere il discorso e discendemmo in silenzio.

Uscendo da una fitta selvetta di giovani faggi e scoprendo la quieta valle dell’Altmühl, le prime case di Eichstätt, mi vennero in mente le parole dettemi da Violet, al Belvedere, sulla piccola città tedesca, dove la chiamava il destino. Non l’avrei creduta così divisa dal mondo e dalle sue vie, così mascherata di alture deserte. Quando vidi sotto il brullo monte opposto la sua cinta turrita, e giù ai miei piedi le torri della cattedrale, quando ebbi percorsa quasi tutta la discesa senza incontrar mai anima viva, senza udire un suono di ruote nè di opere, l’idea di un triste e solenne destino congiunto a quel luogo risorse in me.