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162 il mistero del poeta


Si rise. Gli occhi di miss Yves s’incontrarono un momento coi miei. Ah non parlavano prudenti come avean parlato le labbra! Li volse subito altrove, ma io ne avevo già la dolcezza elettrica nelle ossa.

— Come sarebbe bello di vivere là — disse a mezza voce la biondina.

— Sì — rispose Violet nello stesso tono — ma vorrei morire qui.

— E non vivere? — le disse il suo fidanzato timidamente, cercando di prenderle una mano. Violet la ritirò in fretta. — Sì, sì — rispose frettolosa, come per correggere la ripulsa — anche vivere.

Il signor Treuberg prese finalmente parte alla conversazione, esprimendo il parere che il Maiwein fosse pronto.

Il limpido Rüdesheimer così odorato di bosco e di primavera era mite, acquoso al palato, ma mi correva come fuoco nel petto, vi divampava in gioia. Ero ebbro di quell’ultimo sguardo e della speranza di stringermi un giorno Violet fra le braccia, mia sposa, mio corpo, anima mia per sempre. Degli altri il solo Treuberg e il dottor