que nella solitudine, ricorderà pure quella mia confidenza, rotta da singulti senza lacrime, da una emozione che non era solamente dolore. Io rimetto in Lei, oramai, il parlare e il tacere. Se il mondo continuerà ad ignorare il mio segreto, non ne parli, amica mia, che a Dio, nella preghiera; se qualche letterato, viaggiando fuori d’Italia, ne avrà incerta notizia e pretenderà poi far vedere il mio cuore per due soldi in qualche Fanfulla o Pungolo della Domenica, senz’altra offesa che della esattezza storica, dica Ella privatamente il vero a coloro che in quel tempo mi ameranno ancora. Ma se si scriveranno di noi cose false che possano turbare ed affliggere, io La prego, a mani giunte, col cuore pieno d’affanno, a voler pubblicare il mio racconto. Avevo scritto d’affanno e di sdegno, ma ho cancellato lo sdegno, che spiacerebbe alla diletta come un’impurità. Non vi ha oramai per lei e per me che un solo pericolo su questa terra; un solo dolore chiediamo a Dio di allontanare da noi: lo scandalo. Esso è appena possibile, e spero che saremo esauditi; ma se nella sapienza divina fosse altro consiglio, faccia, amica mia,