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e deserti. Un signore, salutato allegramente dai miei compagni di viaggio, venne allo sportello ed aiutò Violet a scendere, mentre il dottor Topler agitandogli incontro le braccia, vociferava non so che cosa a tutta velocità. — Il mio signor fratello! — mi disse fra una schiamazzata e l’altra: — Toplerus junior! — Egli ed io scendemmo gli ultimi. Intanto il fidanzato di miss Yves parlava colle signore stando a fianco di Violet, pallida come una morta. Se ne scostò un momento per porger la mano a suo fratello e aiutarlo a discendere. Questi mi presentò; ci scambiammo un cenno di saluto senza stringerci la mano. Il signor Topler juniore parve non aver capito molto di questa presentazione e mi guardò tra l’ossequioso e lo sbalordito, fino a che suo fratello lo spinse via a due mani brontolando e additandogli Violet, che s’era incamminata verso la stazione senza attendere il suo braccio.

Egli era piccolo e tozzo di statura, mostrava circa quarantacinque anni. Aveva i capelli bruni, i baffi biondi, corti, una fisionomia poco intelligente, una simpatica guardatura, piena di ti-